<<Non importa ciò che uno rivela o tiene per sé, tutto ciò che facciamo, tutto ciò che siamo, poggia sul nostro potere personale. Se ne abbiamo a sufficienza, una sola parola gettata a noi può bastare a mutare il corso delle nostre vite. Ma se non abbiamo sufficiente potere personale, il più splendido brano di saggezza può esserci rivelato, e questa rivoluzione non cambierà proprio nulla>>
Don Juan - L'Isola del Tonal (Carlos Castaneda)
Quante volte ti sarà capitato di parlare e consigliare qualche tuo amico o una persona a te molto cara, accorgendoti che, però, quella persona era talmente "infognata" (eh si è proprio un termine tecnico...), nelle proprie percezioni e nelle proprie emozioni che sì, apparentemente ti stava ad ascoltare, ma alla fine non stava realmente facendo suoi i consigli che gli davi?
È qualcosa che è capitato solo a me?
Nel mio lavoro quotidiano di Coach Professionista mi accade spessissimo che persone che mi conoscono e conoscono i miei studi, mi chiedano aiuto per risolvere situazioni emotivamente complesse e mi capita anche di accorgermi che talvolta mi ritrovo io stesso ad offrirmi come aiuto e a parlare di argomenti "emozionalmente spinosi" con persone che in realtà non mi avevano ancora chiesto alcun esplicito consiglio. Ebbene, nonostante io mi accorga ovviamente di poter concretamente aiutare queste persone, mi sono accorto anche che per quanto possa essere importante e sensato l'aiuto che potrei dare, esiste un preciso posizionamento interiore che deve essere raggiunto da parte di chi si trova in difficoltà, per poter comprendere l'aiuto che gli arriva dall'esterno.
Indipendentemente dal fatto che mi offrissi io spontaneamente ad aiutare quelle persone o mi venisse richiesto da loro, in entrambi i casi la potenza e la forza dell'aiuto che offrivo non veniva colto senza quel necessario posizionamento interiore da parte di chi ascoltava. Come dire, un conto è chiedere unicamente di potersi "sfogare" e un conto è mettersi davvero nella posizione interiore di chi DESIDERA E VUOLE davvero cavare quel maledetto ragno dal buco!
Non ha alcuna importanza quanto PUOI essere di aiuto ad una persona, quante conoscenze PUOI essere in grado di offrirgli, quanta saggezza o informazioni utili PUOI donargli; se quella persona è li solo per sfogarsi e non ha posizionato se stessa in quella che chiamiamo MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO, nessuna conoscenza potrà aiutarla.
Don Juan nei libri di Castaneda chiamava questo posizionamento POTERE PERSONALE.
Anche se il concetto di POTERE PERSONALE espresso da Castaneda nei suoi libri è più esteso e complesso e coinvolge anche molti altri aspetti dell'individuo, quando parliamo di MIGLIORAMENTO PERSONALE possiamo parlare di MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO allo stesso modo in cui Castaneda parlava di POTERE PERSONALE.
Per entrare nella propria MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO bisogna prima passare attraverso alcune specifiche fasi di CONSAPEVOLEZZA:
PRIMA FASE: Sapere con il proprio corpo, quindi con tutto se stessi (attraverso appunto un atto di CONSAPEVOLEZZA ESTESA), che esiste in ciascuno di noi un PRECISO POSIZIONAMENTO E ATTITUDINE AL CAMBIAMENTO e questo posizionamento si chiama MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO;
SECONDA FASE: Accorgersi, tramite un secondo atto di CONSAPEVOLEZZA ESTESA se, di fronte ad un problema, ad un particolare periodo problematico della nostra vita, SIAMO FUORI DA QUESTO POSIZIONAMENTO, perché per quanto possiamo lamentarci, strapparci i capelli e maledire a destra e a sinistra il fato avverso, nulla potrà cambiare SE NON ENTRIAMO IN MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO;
TERZA FASE: Sapere come poter entrare nella nostra personale MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO e farlo il prima possibile affinché, all'interno di questo posizionamento, noi possiamo cogliere dalla vita tutti i segnali, le informazioni e le conoscenze atte a MODIFICARE E RISOLVERE IN MEGLIO la situazione problematica che stiamo vivendo.
COMPRENDERE DI DOVER RISOLVERE
Ecco, non tutte le persone hanno la capacità di COMPRENDERE DI DOVER RISOLVERE; in realtà quello che accade, e te lo posso assicurare in tantissimi anni di esperienza, è che la maggioranza delle persone (sto volutamente utilizzando una generalizzazione per rendere più fluido il discorso...), affronta i propri problemi arrivando persino a "chiedere" aiuto ad altri, SENZA PERÒ ESSERSI POSIZIONATA INTERIORMENTE NELLA L'EFFETTIVA VOLONTÀ DI DOVER RISOLVERE DAVVERO quella situazione che sta vivendo.
Come se il cervello accortosi di un problema (emozionale, famigliare, lavorativo, ecc), si limitasse a credere, il più delle volte, che per risolvere una questione bastasse "L'ATTEGGIAMENTO" (del tutto esteriore), di chi cerca consiglio, e non comprendesse che quello che andrebbe fatto davvero è UN POSIZIONAMENTO CHIARO, DECISO E PRECISO sulla questione che bisogna affrontare.
Eh no! Non basta dirsi a se stessi: <<mi aiuti? guarda ho questo problema>> e solo grazie a questo incantesimo magicamente vedersi sparire tutti i problemi!
Einstein affermava che "Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo".
In effetti io farei stampare questa frase su ogni libro di matematica e fisica delle Scuole, nonché su ogni parete dietro alle cattedra in classe, in quanto dentro questa affermazione ci sono racchiusi BEN DUE CONCETTI FONDAMENTALI:
PRIMO CONCETTO: Ciò che viene esplicitato dalla frase e cioè che quando affronti un problema devi COMPRENDERE che esistono i livelli logici!
Se quel problema è nato da una particolare "visione" del tuo mondo, non puoi sperare di risolverlo CONTINUANDO ad avere quella stessa visione. Sarebbe un po' come insistere nell'accorgersi di non avere un martello per piantare dei chiodi e una volta accorticisi di ciò, continuare ad insistere nel volerli piantare SENZA l'uso di un martello. Se noti che il PROBLEMA NASCE DA UNA MANCANZA, devi prima risolvere la mancanza e solo DOPO potrai risolvere il problema iniziale!
SECONDO CONCETTO: Questo è più sottile; il secondo aspetto è che BISOGNA PRIMA ACCORGERSI DI AVER GENERATO, CON I PROPRI PENSIERI ED AZIONI UN PROBLEMA!
Eh si, perché per molte persone i problemi NON NASCONO DALLA PROPRIA VISIONE DEL MONDO (spesso ristretta, costituita da frasi fatte e pregiudizi...), ma nascono SEMPRE ED UNICAMENTE A CAUSA DI SFORTUNE ESTERNE, SFIGHE E COLPE DEGLI ALTRI, del mondo "esterno" a loro stessi.
ESISTE UN PRECISO POSIZIONAMENTO INTERIORE CHE DEVE ESSERE RAGGIUNTO DA PARTE DI CHI SI TROVA IN DIFFICOLTÀ, PER POTER COMPRENDERE L'AIUTO CHE GLI ARRIVA DALL'ESTERNO.
Quando non sei nemmeno in grado di accorgerti che i tuoi pensieri SONO ESSI STESSI MOTIVO DI GENERAZIONE di problemi nella tua vita, quando non riesci a capire CHE È IL TUO MODO DI RAGIONARE LA CAUSA DELLE PERCEZIONI CHE VIVI, e che se solo volessi potresti cambiarle dall'interno, se non sei in grado di accorgerti di tutto questo e dai SEMPRE E SOLO la colpa agli altri, non potrai neanche lontanamente posizionarti nella MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO.
Ti voglio raccontare una cosa che mi è successa con degli amici qualche Natale fa, ero a Napoli e stavamo tornando da una cena a base di Sushi (che adoro!), poiché quasi tutti i ristoranti di sushi sono cinesi, alla fine, alla cassa ci diedero i soliti biscottini della fortuna con il solito bigliettino all'interno.
Ebbene, un mio amico si era lasciato con la sua ragazza da due mesi, ma ne stava soffrendo ancora tantissimo, voleva riconquistare il suo amore a tutti i costi, ma lei non voleva saperne; io e lui ne avevamo parlato, ma solo in modo superficiale poiché era molto riservato circa le sue questioni in amore. Io sapevo che lui in ogni momento pensava a lei e pensava a come superare questo particolare momento di crisi, il suo stato emotivo si rifletteva anche sul lavoro ed erano due mesi che stava male.
Contemporaneamente nella nostra comitiva c'era anche un altro nostro amico che per ragioni diverse aveva avuto dei problemi famigliari, i genitori stavano facendo pressioni su di lui per farlo spostare di sede lavorativa, convincendolo che poiché il padre stava poco bene, lui doveva richiedere un trasferimento nella città dove vivevano i suoi, non ché abitasse poi molto lontano, circa 40 minuti di macchina, ma i suoi genitori insistevano sfruttando una possibilità che l'azienda aveva di riallineare le mansioni dei dipendenti per far avvicinare il proprio figlio e poterlo vedere più spesso. Questa questione però non gli andava a genio poiché non voleva rinunciare assolutamente alla sua indipendenza e libertà, questo nostro amico sapeva benissimo che avvicinarsi significava subire le ingerenze della propria famiglia nella vita di tutti i giorni.
Insomma, due situazioni problematiche, ma diversissime nel loro contenuto, affrontate da due persone con caratteri molto diversi: il primo più introverso ed emotivamente schiacciato dal peso dei propri pensieri; l'altro più forte caratterialmente e più guidato da una robusta razionalità lungimirante.
Ebbene accadde che quel giorno, il primo nostro amico, che era stato lasciato, già dalla mattina mi aveva detto al telefono che si era stufato di stare male, che voleva smettere di soffrire per una ragazza che evidentemente di lui non aveva capito nulla, che non lo vedeva per ciò che era realmente, che non lo stimava e che era solamente chiusa nelle sue visioni e quindi lui stesso da questo confronto che aveva fatto, non voleva sentirsi "ingabbiato" dalle proprie emozioni così come lo era la sua ex ragazza, che non riusciva a vedere in lui ciò che di buono poteva offrirgli. Mettendosi a confronto con se stesso e con ciò che vedeva essere la "gabbia" emozionale in cui sia lui che la sua ex si erano infilati, lui voleva sentirsi diverso. Se la sua ex non aveva il potere di uscire fuori dal suo loop emotivo, bene, lui sarebbe stato diverso, avrebbe dimostrato a se stesso che avrebbe avuto per se stesso quella forza che non era presente nella sua ex. Lei era più propensa a seguire ragazzi appariscenti, ma vuoti d'animo, bene, lui in quanto più ricco emotivamente, non poteva rimanere a subire quella situazione così dolorosa.
Le sue parole mi avevano colpito perché qualcosa effettivamente dentro di lui stava germogliando, si stava mettendo in quel posizionamento "staminale" in qui appunto qualsiasi situazione esterna veniva subito colta dai suoi sensi, elaborata in modo preciso e profondo, e messa in relazione con la sua situazione; sembrava davvero che sarebbe bastata una frase, una minima indicazione o riflessione per fargli comprendere il "come fare" che tanto stava cercando e stimolare in lui quel cambiamento profondo cui anelava. Quel giorno, dopo due mesi di sofferenza, quel mio amico si era posizionato finalmente nella sua MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO, era successo semplicemente per accumulo continuo e successivo di sofferenza? Forse...sicuramente non lo aveva progettato, quindi quella sera accade tutto in modo molto veloce.
Dopo aver pagato il conto al ristorante, fuori dal locale aprimmo ciascuno i nostri "biscotti della fortuna". Sentii parlare per primo il secondo ragazzo della nostra storia, quello che subiva le pressioni dei propri genitori, il suo bigliettino diceva, me lo ricordo ancora: "Se non li puoi battere, unisciti a loro, Se non puoi frenare, accelera. Se vuoi scontentarli, soddisfali troppo". Era una frase degna di una profonda riflessione, compresi subito che in qualche modo il destino stava dando una mano a quel mio amico poiché questo consiglio capitava proprio a fagiolo, era infatti adattissimo alla difficile situazione che stava vivendo. Pensavo che lui ci stesse riflettendo su, in quanto il testo gli stava dando una chiara indicazione su come procedere. Infatti invece di agire prendendo una posizione pro o contro il trasferimento, creando quindi uno scontro tra le due diverse posizioni, poteva agire trasversalmente; se voleva raggiungere il suo scopo bastava che accontentasse i propri genitori "accontentandoli troppo". Se voleva evitare di trasferirsi, doveva ottenere una promozione che lo avrebbe reso assolutamente indispensabile nel suo ruolo attuale, comunicando con felicità ai suoi genitori che quell'aumento di responsabilità avrebbe significato anche un passaggio di carriera importante per lui e quindi avrebbe dovuto restare a vivere nel paese vicino. I suoi genitori avrebbero dovuto fare buon viso a cattivo gioco e non avrebbero potuto di certo lamentarsi di questo importante traguardo raggiunto dal figlio.
Ma le cose non andarono così, quel mio amico, una volta letto quel biglietto lo accartocciò e lo buttò per terra, con noncuranza, dicendo che il suo bigliettino non aveva senso!
Immediatamente dopo, o quasi in contemporanea, sentii esclamare WOWW dal nostro protagonista di questa storia, il nostro primo amico che stava posizionato già dalla mattina nella sua MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO, lo sentii leggere a voce alta il suo bigliettino: "Fai vedere pubblicamente ciò che sai fare, ma custodisci dentro di te il tuo tesoro". Questa frase era molto ambigua e li per li non capii il suo stupore nel leggerla, ma i suoi occhi tradivano una comprensione che a me e agli altri nostri amici, in quel momento sfuggiva.Gli chiedemmo perché fosse così contento e lui mi disse che il destino gli stava comunicando qualcosa di importante, ci spiegò che secondo lui quella frase era un autentico messaggio dal cielo, poiché gli stava consigliando come agire in modo sereno ed efficace. Noi non capivamo come potesse averlo aiutato, lui ci offrì questa spiegazione che trovo ancora oggi mirabile: la sua ex era una ragazza che veniva colpita da chi aveva raggiunto una certa celebrità sui social, seguiva tutti ragazzi e personaggi che facevano video e avevano molti follower, lui invece non era una persona così frivola e la sua ex l'avrebbe dovuto amare per questo motivo invece di seguire personaggi finti di cui non sapeva assolutamente nulla. Lui aveva sempre avuto un sogno nel cassetto, diventare un famoso produttore di giovani talenti musicali, non era uno che amava mettersi alla luce della ribalta, ma voleva comunque farsi un nome nel campo della realizzazione e regia di prodotti musicali. Collaborava già da qualche anno in un centro di doppiaggio e mixaggio audio-video. Grazie a quella frase letta in quel bigliettino disse che si era convinto a mettersi in proprio, a comprare un locale e a realizzare un proprio studio di realizzazione video per giovani talenti e in questo modo promuovere le loro opere. Si era convinto che era giunto il momento, che il destino era dalla sua parte e che la sua ex avrebbe roso di invidia vedendo il suo nome nei titoli di coda dei cantanti che lui avrebbe reso famosi e che questo progetto lo "gasava" tantissimo. :-)
IMPROVABILITY E COACHABILITY
Nel mondo del MIGLIORAMENTO PERSONALE si utilizza il termine COACHABILITY per indicare l'effettiva PREDISPOSIZIONE AL PROCESSO DI COACHING di una persona.
Il termine "coach-able", nasce quando sul DAILY PRESS del 2009 Marty O’Brian cita nel suo articolo dal titolo “Bay Rivers fanno la storia del basket”, Lamont Strothers, allora allenatore nella NBA. Lamont considerava fantastica la coachability di una sua giocatrice, e tale coach-ability era qualcosa di cui parlare a coloro che cercano e selezionano i talenti per scuole ed università, lui si esprimeva in questi termini: “That shows how coachable she is. Her coachability is something I talk to college recruiters about”.
Insomma, quella giocatrice POSSEDEVA UNA CAPACITÀ che, per l'allenatore, andava addirittura ricercata nei futuri giocatori di basket. Era capace di APPRENDERE DAGLI INSEGNAMENTI ESTERNI; bastavano pochi consigli che lei ne faceva subito PREZIOSI INSEGNAMENTI.
Chi è "coachable" impara continuamente dai propri modelli e Maestri, È IN GRADO DI METTERE IN ATTO PROCESSI DI AUTO-CORREZIONE MENTRE AGISCE, è in grado di correggersi immediatamente quando qualcuno glielo fa notare. Il suo opposto è "un-coachable", cioè una persona continuamente auto-referenziante, che non si mette mai in discussione. Una persona "un-coachable" ha spesso una grave carenza: non sa porsi in una effettiva modalità di ascolto attivo, ascolta solo passivamente e non fa connessioni interne.
Siamo molto vicini alla definizione di POTERE PERSONALE data da Castaneda!
Oggi voglio andare oltre e utilizzare il termine "IMPROVABILITY" cioè LA CAPACITÀ PERSONALE DI METTERSI IN QUEL POSIZIONAMENTO INTERIORE DI AUTO-MIGLIORAMENTO COSTANTE.
In inglese TO IMPROVE significa "migliorarsi, mettersi alla prova, testarsi"; L'IMPROVABILITY può essere vista esattamente come un mix di disposizione umile, acuta, flessibile, ricettiva e intraprendente alla vita.
NON È VERO CHE SBAGLIANDO SI IMPARA
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La persona deve accettare il proprio pieno coinvolgimento attivo e piena responsabilità come protagonista del processo formativo e migliorativo;
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Deve sviluppare un atteggiamento fondamentalmente positivo nei confronti della realtà, con gratitudine e fiducia verso gli altri, verso la vita stessa, deve vedere chiaramente davanti a sé quanto gli altri e la vita hanno contribuito alla propria formazione. La formazione di ciascuno non è qualcosa di autonomo, nessuno “si è fatto da sé”;
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Deve scoprire il piacere di quella libertà interiore data dal desiderio intelligente di lasciarsi formare, istruire, addestrare come farebbe un qualsiasi campione, deve accettare di potersi lasciar plasmare da qualsiasi frammento di bellezza, di verità attorno a sé e deve saper godere di ciò che è vero e bello anche nelle circostanze apparentemente più avverse;
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Deve aver sviluppato pienamente la capacità di relazionarsi con l’altro, di interazionarsi in modo profondo, fecondo con chiunque, con persone molto grandi o molto più piccole, perché la saggezza può apparire quando meno te lo aspetti, nelle frasi di chiunque senza pregiudizi;
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Deve, infine, scoprire come entrare in quello stato permanente che si apprende a partire da un esplicito “iniziare” e che porta il soggetto a coltivare la competenza di “learn to learn”, cioè ciò che si intende con "imparare ad imparare" in modo continuo, fluido, dinamico.
Quando la persona "scopre" queste dinamiche e le fa sue, esse danno luogo in lui alla MODALITÀ DEL CAMBIAMENTO e tutto nel mondo attorno a lui sarà oggetto di STUPORE, MERAVIGLIA, INSEGNAMENTO CONTINUO.
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