Eccoci alla nostra quarta settimana di CRESCITA OLISTICA :-)
Questo Mercoledì ti voglio parlare di OSSERVAZIONE OLISTICA, cosa si intende per OSSERVAZIONE e quali sono i 3 NEMICI che incontrerai sul tuo cammino di RICERCATORE OLISTICO.
Il percorso di EVOLUZIONE PERSONALE che stai compiendo ti sta portando a scoprire, settimana dopo settimana, che non è facile essere ricercatori olistici semplicemente...perché "vuoi" esserlo ;-)
Il percorso interiore che bisogna compiere è tutt'altro che scontato e, passando attraverso la comprensione profonda dei meccanismi e delle dinamiche che regolano la tua psiche, ti stai accorgendo che devi allenarti quotidianamente per compiere quel "gradino", quel "salto" di sensibilità necessaria per poi saper INDOSSARE davvero quelle conoscenze su cui ti stai formando.
Come in tutte le cose, possiamo essere dei grandi studiosi teorici, dei grandi conoscitori della psiche, ma se poi noi stessi cadiamo come polli nelle trappole che la nostra stessa mente ci pone davanti, bèh , allora qualcosa non và...NON SIAMO COERENTI CON IL MODELLO CHE VOGLIAMO TRASMETTERE AGLI ALTRI.
Personalmente nell'ambiente universitario, e purtroppo anche in quello professionale, L'ASSENZA DI COERENZA è una fotografia che racconta la situazione della stragrande maggioranza dei ricercatori.
A parole siamo tutti bravi, a chiacchiere siamo tutti saggi, tutti filosofi, sui libri abbiamo letto tantissime volte del fenomeno conosciuto come "RELATIVITÀ DELL'OSSERVAZIONE", sappiamo bene che l'osservatore, nel momento in cui osserva, influenza, con la sua presenza e con il suo stesso desiderio che quell'evento accada, l'evento in questione, che quindi non sarà più quello che sarebbe stato SENZA l'osservatore.
Poi, però, appena ci mettiamo a spiegare le nostre deduzioni, le nostre teorie, ottenute dopo anni di osservazioni e studi, ci dimentichiamo di tutto questo e cominciamo a straparlare usando termini come "ricerca obiettiva", "oggettività dell'osservazione" e "imparzialità deduttiva".
Se a questo ci aggiungiamo anche la NON-conoscenza (ignoranza mi sembrava brutto), dei più basilari principi di epistemologia come quelli visti negli scorsi articoli, non ci dobbiamo meravigliare se incappiamo in sedicenti divulgatori che esprimono le proprie teorie basandole esclusivamente sul <<devi cercare dentro di te, perché solo dentro di te troverai la verità>>, e altre sciocchezze del genere.
Se non hai ancora letto i precedenti 3 articoli sulla RICERCA OLISTICA, ti invito a leggerli subito, puoi trovare i primi tre articoli cliccando sui seguenti link.
- DIVENTARE RICERCATORE OLISTICO: SENTIRSI ALLIEVI DI MAESTRI CHE NON CI CONOSCONO
- DIVENTARE RICERCATORE OLISTICO: STUDIARE TUTTO UN SISTEMA PRIMA DI SALTARE AD UN ALTRO
- DIVENTARE RICERCATORE OLISTICO: LA MENTE UMANA PUÒ CONCEPIRE SOLO CIÒ CHE GIÀ CONOSCE
La domanda che, a questo punto devi farti, è la seguente: In che contesto ci poniamo?
Il
RICERCATORE OLISTICO dovrebbe spaziare la sua conoscenza tra
NUTRIZIONE e
SCIENZA DELL'ALIMENTAZIONE,
MEDICINA TRADIZIONALE (se vuoi CINESE, INDIANA, ma anche EUROPEA),
FITOTERAPIA ed
ERBORISTICA,
MASSAGGIO e
MASSOTERAPIA,
PSICOLOGIA e
GESTIONE EMOZIONALE e tante altre branche della conoscenza.
Tutti questi ambiti devono essere collegati assieme, connessi, tramite una SANA SENSIBILITÀ E CAPACITÀ DI CONSAPEVOLEZZA INTERIORE che si dimostra assolutamente necessaria!
Ma la consapevolezza interiore è quella capacità che spesso ti porta proprio a conoscere lati di te che devi saper modificare, cambiare, far evolvere.
Senza scadere nello spiritualismo spicciolo, posso dirti che proprio nelle VIE ORIENTALI, il sapersi guardare dentro era una tappa fondamentale per diventare Maestri, poiché andavi a conoscere i tuoi "demoni", che celati dentro, si manifestavano nei momenti più delicati e inappropriati della vita.
Attraverso la MEDITAZIONE e il RILASSAMENTO PROFONDO, il praticante entra in contatto con parti talvolta spiacevoli di sé: una volta guardato nell'abisso, e se ne è usciti, non si è più gli stessi.
Affrontare i propri demoni significa affrontare i propri vizi, le proprie indulgenze, i propri capricci personali e tutti quei comportamenti che spesso abbiamo come reazione alla paura dell'impegno, alla paura dei doveri, alla paura delle responsabilità.
Quello che troviamo dentro di noi, quando impariamo ad osservarci con profondità, non sono altro che LE NOSTRE DIFESE DALLA COMPLESSITÀ DELLA VITA.
Se qualcosa davvero c'è dentro di noi, ed è possibile "toccarlo", secoli di discipline orientali e pratiche marziali ci hanno insegnato che non è sano aspettarci di trovare angeli scintillanti e diamanti puri e splendenti.
La verità in questo caso è cruda e non lascia scampo a chi fa facile filosofia cercando di "intortare" le masse con spiritualità commerciale e di bassa lega.
Come sempre cerco di far comprendere ai miei allievi e a tutti quelli che si rivolgono a me per migliorarsi, che il "percorso" verso l
'EVOLUZIONE DEL PENSIERO è appunto un cammino, non un collezionare conoscenze spicciole un po' qui e un po' li (a questo proposito ti rimando espressamente alla lettura dell'articolo:
"DIVENTARE RICERCATORE OLISTICO: STUDIARE TUTTO UN SISTEMA PRIMA DI SALTARE AD UN ALTRO"), e un cammino del genere lo devi compiere con un giusto e corretto bagaglio conoscitivo che poi, però, devi saper
ATTUALIZZARE cioè
INDOSSARE NEI MOMENTI E NEI LUOGHI GIUSTI.
La maggior parte della gente si riempie lo zaino della propria vita con mille oggetti e strumenti inutili poiché, non VOLENDOSI AFFIDARE AD UNA GUIDA, cerca in maniera EGOTICA E AUTOREFERENZIATA, di crearsi un sapere il più possibile svincolato da legami affettivi, il più possibile svincolato da qualsiasi concetto di dipendenza emotiva.
Il legame affettivo con il tuo MAESTRO è invece la forza primaria, la FORZA ORDINATRICE che ti fa crescere E TI PERMETTE DI NON INGOLFARE LA TUA CONOSCENZA STUDIANDO ROBA INUTILE.
Il RICERCATORE OLISTICO è una persona amante della Conoscenza, che studia L'UOMO NELLE SUE MOLTEPLICI DIMENSIONI e per fare ciò deve fondare il suo pensiero su principi di SALUTE MENTALE, di LUNGIMIRANZA e di RESPONSABILITÀ.
Esistono TRE DEMONI PRINCIPALI in chi fa ricerca, tre demoni che sono in agguato nella mente, che tendono a corrodere e indebolire la personalità del ricercatore che li sottovaluta o li ignora.
Sono tre MODALITÀ PSICHICHE in cui tutti noi, in un modo o nell'altro, incappiamo prima o poi, nella vita, anche solo per brevi momenti.
Essi sono IL PENSIERO REATTIVO, IL PENSIERO INTROSPETTIVO, IL PENSIERO COMPULSIVO.
Queste tre modalità psichiche, questi 3 demoni, ti attirano e ti "avvolgono" nei momenti in cui perdi di vista i TUOI MODELLI ISPIRATIVI, i tuoi riferimenti comportamentali...OPPURE, quello che accade sovente, e che te li ritrovi addosso proprio perché essi stessi sono parte dei tuoi modelli comportamentali, cui ti ispiri.
IL PENSIERO REATTIVO
Il Pensiero Reattivo è la reazione abnorme, incontrollata e fuori misura,
causata da una perdita di aderenza al contesto in cui ti trovi a vivere.
Esistono REATTIVITÀ brevi e REATTIVITÀ lunghe, cioè ciò che cambia è la durata temporale, è il modo in cui quel comportamento viene "disteso" e "allungato" all'interno della tua prassi del pensiero.
Il Pensiero Reattivo ha fatto la storia del pensiero filosofico.
È sotto il controllo del PENSIERO REATTIVO che quei filosofi che hanno studiato sotto la guida di preti e vescovi, hanno poi abiurato la fede facendo della FERREA RICERCA LOGICA E RAZIONALE la linea guida del proprio filosofare.
È sotto il controllo del PENSIERO REATTIVO che quei filosofi che hanno vissuto in agi e ricchezze, hanno deciso poi di ABBANDONARE OGNI BENE MATERIALE per fare della SEMPLICITÀ E POVERTÀ EMOTIVA la linea guida del proprio filosofare.
Mentre quelli che nascevano POVERI, hanno fatto del proprio filosofare un continuo attacco alla ricchezza, demonizzando le differenze di status sociale dovuto al prestigio personale o al carisma.
Dietro a tutto questo si nasconde e si è sempre nascosto il demone del PENSIERO REATTIVO.
SE VIVO NEL BIANCO, LO NEGO PER LANCIARMI NEL NERO.
SE VIVO NEL NERO, LO NEGO PER LANCIARMI NEL BIANCO.
L'uomo quando fa del PENSIERO REATTIVO il proprio mezzo ESPERIENZIALE, comincia a vivere nel continuo DUALISMO OPPOSITIVO.
Per negare una cosa sente la necessità di inquadrarla in una legge ANCORA PIÙ GENERALE E QUINDI COMINCIA AD ANDARE ALLA RICERCA DEL SUO OPPOSTO (opposto culturale, ovviamente!).
Se la vita ti riserva qualche esperienza mortificante, qualche esperienza imbarazzante, l'uomo fa della continua RIVALSA D'ONORE la sua RICERCA DI SENSO.
Se la vita ti riserva esperienze gioiose, gratificanti, l'uomo fa della continua RICERCA DI MERITO il senso primo della propria stabilità emotiva.
Quasi come se l'
INCESSANTE GIOSTRA DELLA VITA NON SIA ALTRO CHE IL PASSARE DA UN DUALISMO ALL'ALTRO, DA UN PRINCIPIO ESTREMO AL SUO OPPOSTO, senza capire che
è proprio LA RICERCA DEGLI OPPOSTI (FAR PROPRI ENTRAMBI), E LA LORO ARMONICA INTEGRAZIONE A PERMETTERE QUELLA CONSAPEVOLEZZA CHE VERAMENTE TI FA EVOLVERE.
La reattività ti fa adottare ragioni pur di veder crollare quelle altrui.
La reattività ti fa agire senza pensare, con il solo scopo di poter vivere una sazietà emozionale che si basa sul riscatto da emozioni sgradevoli precedenti.
Vuoi saziarti di un' emozione che possa rappresentare ai tuoi occhi l'esatto contrario di ciò che ti ha fatto soffrire.
E chi non ha mai sofferto nella vita?
Per un RICERCATORE OLISTICO, il fare ricerca in maniera reattiva significa perdere di vista il proprio Sè, significa perdere di vista la propria STORIA PERSONALE; significa CREDERE DI POTER IGNORARE DA DOVE PROVIENI E IL PESO CHE GLI EVENTI DELLA TUA VITA HANNO AVUTO SU DI TE!
E CIÒ NON È SEMPLICEMENTE POSSIBILE!
NON POSSIAMO IGNORARE CHE I NOSTRI PENSIERI OGGI SONO IL RISULTATO DELLA NOSTRA STORIA PERSONALE.
I TUOI PENSIERI, OGGI, SONO ESATTAMENTE CIÒ CHE DERIVA DA ANNI DI PENSIERI PRECEDENTI CHE HAI STRUTTURATO, GIORNO DOPO GIORNO.
HAI NUTRITO LA TUA MENTE CON PENSIERI CONTINUI, CON DIALOGHI INTERNI IN CUI HAI CERCATO SPESSO, TROPPO SPESSO, DESIDERIO DI RIVALSA, RISCATTO, PERSINO VENDETTA (vendetta verso la paura stessa del fallimento).
Passiamo al secondo demone.
IL PENSIERO INTROSPETTIVO
Distante dalla reattività, ma non meno subdola, per i suoi deleteri effetti negativi sulla psiche, è IL PENSIERO INTROSPETTIVO.
L'introspezione è il CONTINUO DIALOGO INTERNO per rifuggire da un mondo che ci chiede UN CONTINUO ESPORCI, un'incessante DOVER PRENDERE POSIZIONE.
La mente inizialmente sente il potente effetto SEDATIVO dell'INTROSPEZIONE, poiché è innegabile che DENTRO DI TE NESSUNO PUÒ DIRTI COSA PENSARE, NE PUÒ SAPERLO.
Dentro di te ti senti al sicuro, lontano dai giudizi facili, fuorvianti e superficiali degli altri.
La tua mente sà che quando si chiude in introspezione può dar libero sfogo alle sue fantasie, soprattutto verbali e ciò ha come primissimo effetto una profonda SEDAZIONE ANSIOLITICA.
Solo che tale comportamento è tutto fuorché LUNGIMIRANTE.
Ogni volta che ti ritrovi in introspezione ARREDI IL TUO SPAZIO MENTALE CON I MOBILI DEL DELIRIO.
L'introspezione, come dice il termine stesso, ti porta nel tuo mondo personale, e per tale ragione ti fa PERDERE IL CONTATTO ADERENTE CON LE COSE DEL MONDO.
Quando sei in atteggiamento introspettivo, ti dici INTERNAMENTE che hai già raccolto i dati e ora senti il bisogno di ritirarti per esaminarli, ma mentre lo fai, i dati NEL MONDO ESTERNO, sono già cambiati e la risposta che la mente tira fuori ARRIVA INEVITABILMENTE SEMPRE IN RITARDO.
Per questo motivo, chi si ritrova spesso in atteggiamento introspettivo appare agli altri con la maschera di chi è lento, tardo, persino un po' tonto, e viene deriso dal mondo.
IL MONDO PER ESSERE COMPRESO APPIENO NECESSITA DI ADERENZA CONTINUA.
L'introspezione diventa una SCUSA, un PRETESTO per DELEGARE, per CONCEDERTI una pausa quando INVECE DOVRESTI MANTENERE LA TUA ATTENZIONE ADERENTE, LÀ FUORI.
Quando un ricercatore cade nella trappola del PENSIERO INTROSPETTIVO, crede che per compiere al meglio la sua ricerca deve RITIRARSI DA QUALCHE PARTE, ma non potendo farlo (per motivi economici o di tempo), UTILIZZA L'ESCAMOTAGE dell'introspezione.
L'introspezione è un pericolosissimo INGANNO PERCETTIVO DELLA MENTE che ti fa, nel tempo, prendere per vero sempre di più i deliri che ti costruisci dentro di te.
Devi sviluppare l'abilità di accorgerti IMMEDIATAMENTE quando cadi nella trappola del PENSIERO INTROSPETTIVO ed USCIRNE IMMEDIATAMENTE!
Di solito io insegno di stringere forte la mano della persona che abbiamo vicino, o un suo braccio, oppure fargli una carezza, TOCCARLO EMOTIVAMENTE IN QUALCHE MODO per ristabilire quel livello emotivo che si stava interrompendo CON IL NOSTRO DESIDERIO DI FUGA.
Vediamo insieme ora il terzo demone.
IL PENSIERO COMPULSIVO
Per COMPULSIONE si intende l'impulso VOLONTARIO E VIOLENTO, a dover compiere INEVITABILMENTE una determinata e specifica azione, comportamento o pensiero, INDIPENDENTEMENTE DALL'ADERENZA AL CONTESTO in cui ti trovi.
Compulsioni tipiche, ma di livello leggero sono ad esempio, il dover aprire casa più volte per "controllare" di aver chiuso il gas (o altre cose che riteniamo importanti), oppure il tornare più e più volte indietro per controllare se abbiamo chiuso bene l'auto, ecc...
Si parla di compulsione quando l'azione viene ripetuta nella stessa occasione per più di 3 volte o se viene ripetuta 1 volta, ma in ciascuna occasione per un tempo molto lungo.
Quindi se torni indietro 3 volte per controllare l'auto nella stessa occasione sei vittima di un PENSIERO COMPULSIVO.
Se OGNI VOLTA CHE PARCHEGGI L'AUTO, torni indietro per controllare se l'hai chiusa, SEI VITTIMA DI UN PENSIERO COMPULSIVO.
Il pensiero compulsivo diventa palese per il soggetto perché la scelta di COMPIERE QUELLA DETERMINATA AZIONE PASSA ATTRAVERSO LA SCELTA CONSCIA, che si AVVERTE, PERÒ, DALL'INTERNO COME INELUTTABILE: <<DEVO FARLO ASSOLUTAMENTE, CASCASSE IL MONDO>>.
La mancata attuazione del comportamento provoca il sorgere di violente ANSIE, AGITAZIONI o DEPRESSIONI.
Quando la compulsione passa attraverso azioni specifiche, la cura può essere abbastanza semplice, ma molto più difficili sono le COMPULSIONI CHE SI ATTIVANO MEDIANTE PENSIERI, poiché sebbene sempre consci, i pensieri compulsivi sono più difficili da individuare per il soggetto che li prova.
La COMPULSIONE MENTALE, è la più difficile da curare tra le compulsioni, proprio per via del fatto che TUTTO SI SVOLGE NELLA MENTE DEL SOGGETTO.
Quando ad esempio ci svegliamo la mattina e dobbiamo per forza pensare: <<...e anche oggi andiamo a lavorare...>>, quel pensiero acquista qualità ORDINATIVA SPECIFICA E SOPRATUTTO SEDATIVA, per l'inconscio.
Il dirlo sempre, ogni volta, diventa una necessità, una "masturbazione mentale" che acquista valore RITUALISTICO all'interno della nostra prassi del pensiero.
E che dire dei rapporti di coppia?
E soprattutto all'interno dei rapporti di coppia che si strutturano le peggiori ripetizioni di pensiero che poi trasmutano, il più delle volte, in ripetizioni verbali:
<<CE L'HAI SEMPRE CON ME>>
<<È SEMPRE COLPA MIA>>
Oppure verso il prossimo:
<<È SEMPRE COLPA TUA>>
<<NON NE COMBINI MAI UNA GIUSTA>>
Quello che voglio analizzare in questa sede non è il valore GENERALIZZANTE E ASSOLUTISTICO delle frasi (che comunque è un aspetto già di per sé negativo), ma la loro ESTERNAZIONE come INTERCALARE per CONDURRE IL PENSIERO VERSO STATI CHE GIÀ CONOSCI E CHE QUINDI TI PROCURANO SEDAZIONE PSICHICA.
È molto difficile accorgerti di questo tipo di compulsioni perché coinvolgono il tuo DIALOGO INTERNO.
All'interno delle PRASSI DI RICERCA è molto facile andare a costruirsi COMPULSIONI MENTALI, perché le prassi di ricerca sono culturalmente insegnate proprio tramite ripetizioni di gesti, comportamenti e idee.
LA MAGGIOR PARTE DEI RICERCATORI (in tutti gli ambiti), RIPETONO INCESSANTEMENTE A SE STESSI FRASI RIPETITIVE CHE HANNO COME UNICO SCOPO IL SEDARE E L'ANESTETIZZARE IL PROPRIO PENSIERO.
Le compulsioni inoltre hanno caratteristica ereditaria, si trasmettono tramite imitazione.
Un bambino che ammira un genitore, nel cogliere presso di lui i comportamenti ritenuti punti di forza, inevitabilmente finisce per acquisire anche le compulsioni verbali e quelle mentali, andando a ri-trasmetterle poi a suo figlio.
Questi tre atteggiamenti psichici REATTIVITÀ, INTROSPEZIONE, E COMPULSIONE, ALLONTANANO DALL'ADERENZA AL MONDO, rendendo il tuo approccio alla conoscenza DEBOLE e VACUO.
Il più delle volte si MISCHIANO ASSIEME, PRENDENDO FORZA CIASCUNO DALL'ALTRO!
LA COMPULSIONE SI RAFFORZA GRAZIE ALL'INTROSPEZIONE RIPETUTA, che viene, a sua volta, ADOTTATA COME COMPORTAMENTO REATTIVO dal continuo desiderio di ALLONTANAMENTO DAL MONDO (che è un'altra compulsione mentale), e il ciclo si ripete ogni volta più forte!
Non è facile mantenere attiva la coscienza mentre stiamo entrando in una di queste tre modalità psichiche, proprio perché tutte e tre hanno una valenza molto INVASIVA e il più delle volte sono la causa di quello stato mentale che chiamo SEQUESTRO EMOTIVO: perdiamo le staffe, perdiamo cognizione del prossimo, perdiamo aderenza con l'esterno e...reagiamo...incuranti delle conseguenze su di noi in primis e poi sull'altro, nel breve e lungo termine (e quando non ci curiamo delle conseguenze nel prossimo, ci dimentichiamo che ricadranno su di noi, quindi non curandoti l'altro non ti curi di te stesso...DUE VOLTE!)
In questo articolo ho cercato di mettere in luce questi TRE pericolosissimi aspetti del pensare umano.
Spero che scrivendo sia riuscito a trasmetterti un'attenzione particolare, una sensibilità nuova, che da ora in poi, potrà senz'altro aiutarti a fare sempre meglio ciò che già sai fare bene ;-)
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Alla prossima settimana
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach
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