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mamma_amica
Riprendiamo il tema iniziato la settimana scorsa, parlando di educazione verso i figli e pedagogia.
Se ti sei perso la PRIMA PARTE dell'articolo, LEGGILO SUBITO A QUESTO LINK.
 
Abbiamo esaminato alcuni tipici atteggiamenti che i genitori adottano nei confronti dei figli, atteggiamenti che, sebbene sembrino a prima vista naturali, in realtà vengono messi in atto con lo scopo primario (inconscio), di sedare quelle che sono le proprie ansie da genitore e per coprire le proprie paure.
Nello scorso articolo hai compreso come vengano spesso utilizzate precise "frasi" che, camuffate esteriormente da intenti amorevoli, in realtà hanno come terribile prezzo l'indurre il bambino a utilizzare e a far suoi precisi schemi mentali "depotenzianti" e anche dannosi, col tempo, alla sua psiche.
 
È molto importante che tu comprenda proprio questo concetto: "DEPOTENZIANTE".
Quando nella vita adottiamo pensieri e "credenze" che hanno come scopo l'impedirci di "agire", di "prendere posizione" su qualcosa o comunque ci fanno "vivere nell'immobilità", allora quei pensieri sono chiamati DEPOTENZIANTI.
 
La COMUNICAZIONE EFFICACE tra genitori e figli dovrebbe rispettare dei canoni ben precisi, ed in effetti si è più volte riscontrato che i più grandi problemi educativi si rivelano proprio quando i genitori mostrano una elevata incapacità comunicativa sia fra loro sia verso i figli.
Invece di insegnare e trasmettere pensieri POTENZIANTI, i genitori spesso fanno crescere i propri figli instillando pensieri FORTEMENTE LIMITANTI per la loro vita futura.
Ci sono alcuni principi pedagogici che nella loro semplicità vengono spesso ignorati dai genitori, ma che si dimostrano essere essenziali all'interno della costruzione di una sano rapporto genitore-figlio e imprescindibili all'interno ovviamente della comunicazione quotidiana.
 
Vediamo alcuni di questi PRINCIPI PEDAGOGICI FONDAMENTALI e esaminiamoli assieme, successivamente analizzeremo altre tipiche frasi che vengono spesso utilizzate per "educare" i figli e che sono entrate nel nostro inconscio culturale :-)
 
mamma amica1) Il genitore deve comunicare il suo essere GUIDA ed ESEMPIO, e mai il suo essere COMPLICE o AMICO/A
 
Tutti gli studi fatti all'interno delle relazioni famigliari e all'interno delle PSICOLOGIE DI COPPIA, hanno SEMPRE messo in luce quanto sia dannoso per la crescita dei figli e per il rapporto stesso genitore/figlio, andare a creare quel rapporto di amicizia che tanto amano alcune mamme (e talvolta anche taluni papà).
Molte mamma amano l'immagine delle "consulenti" per le figlie, cercano in tutti i modi di diventare le "migliori amiche" delle figlie, si sentono fiere e appagate quando la propria figlia dice: <<mia mamma è la mia migliore amica, ci diciamo tutto!>>
Non c'è cosa più sbagliata e diseducativa!
Ogni giorno cercano di costruire proprio questo tipo di rapporto che tutto è tranne che sano e lungimirante.
I figli, maschi o femmine, possono raccontarci i loro "segreti" finché hanno 12-13 anni, questo per il semplice fatto che questi cosiddetti "segreti" sono costituiti da cose di poco conto che ci possono al massimo far sorridere per la loro semplicità e ingenuità.
Infatti la COMPLESSITÀ RELAZIONALE che il bambino mette in atto con i suoi simili è ancora molto bassa, si parla di "marachelle", "dispettini", oppure "litigi di poco conto", sono comunque "piccole" emozioni e IL BAMBINO/A OVVIAMENTE IGNORA COMPLETAMENTE LE MODIFICAZIONI ORMONALI (su di sé) E RELAZIONALI (con gli altri) CHE SI ANDRANNO A FORMARE DA LÌ A POCHI ANNI!
 
MA SE IL BAMBINO PUÒ IGNORARE TALI MODIFICAZIONI, NON È ASSOLUTAMENTE SCUSABILE CHE LE IGNORI IL GENITORE!
 
Già verso gli 11 anni per le bambine e i 12 anni per il bambino, cominciano ad avvenire molte modificazioni fisiche causate dalla produzione massiccia di ormoni, le bambine hanno il primo ciclo, i bambini cominciano a provare attrazione sessuale verso le bambine, tutti questi cambiamenti si rifletteranno sulla loro psiche e sulle loro emozioni, che da "semplici" che erano, diventeranno sempre più complesse e coinvolgenti.
Stanno diventando ADOLESCENTI!
 
Se una bambina a 10 anni può andare dalla mamma e dire qualcosa come: <<mamma, sai che mi piace quel mio compagno di scuola>>, a 13-14 anni l'emozione provata non sarà più solo "mi piace", o meglio quel "mi piace" sarà ricco di mille altre sfumature.
La componente sessuale si farà pian piano sentire e cominceranno a farsi spazio i primi "pudori" e le prime "vergogne".
 
Ecco che, se prima poteva risultare naturale andare dalla mamma o dal papà a raccontare un'emozione provata, successivamente tale consuetudine comincerà ad essere vissuta con molta più difficoltà.
Nel bambino e nelle bambine comincia a strutturarsi il senso di "sfera intima", ASSOLUTAMENTE SCONOSCIUTO A 8 O 9 ANNI!
Il genitore non può far finta che tale CRESCITA NON SIA NATURALE e NECESSARIA!.
Spesso rimango assolutamente stupefatto dall'incredibile sforzo che fanno i genitori di RITARDARE IL PIÙ POSSIBILE NEI PROPRI FIGLI QUESTO PASSAGGIO, di come COSTRUISCONO CONTINUAMENTE MURI E BARRIERE PER MANTENERE IL FIGLIO O LA FIGLIA IL PIÙ POSSIBILE DISTANTE DALLO SVILUPPARE UNA PROPRIA CONSAPEVOLEZZA.
La costruzione della propria SFERA INTIMA è una parte FONDAMENTALE e IMPORTANTISSIMA della crescita di un adolescente!
Andrebbe anzi facilitata e fatta comprendere ai figli, anziché ostacolata con inutili e dannosi sensi di colpa!
 
Ho avuto modo di conoscere tante mamme che addirittura si OFFENDEVANO con la figlia perché, se prima gli raccontava tutto (a 12 anni), poi di colpo, nel tempo di una estate, la figlia ha iniziato ad essere schiva e a distaccarsi da quel rapporto morboso con la madre (e meno male aggiungerei!)
Queste mamme, con frasi che non facevano altro che trasmettere senso di colpa alle figlie, insistevano per protrarre INDEFINITAMENTE, nel tempo, quel tipo di rapporto, per il semplice fatto che loro si sentivano "importanti" agli occhi della figlia, si sentivano "cercate", "desiderate" proprio perché erano le "confidenti" della figlia.
 
Quando sento ragazze di 15-16 anni che ancora affermano di vivere con la madre un rapporto di questo tipo, vado ad indagare la personalità della madre, e quasi sempre ci sono problemi molto seri all'interno della gerarchia famigliare.
La madre spesso ha avuto a sua volta una madre molto autoritaria e per "contrappasso" adotta con la propria figlia un atteggiamento di esagerata e morbosa vicinanza.
Oppure ciò che capita e che la "nonna" non ci sia proprio stata.
Spesso la madre ha vissuto l'infanzia solo con il padre e mancando di un punto di riferimento, "non sa fare la madre" con la propria figlia.
Le motivazioni possono poi essere molteplici, ma di solito il volersi sentire "amichette" della figlia implica sempre il desiderio di colmare un senso di "vuoto" affettivo.
 
Siate MADRI non AMICHETTE delle vostre figlie!
 
Ricordatevi che fra AMICHE ci si manda a quel paese! ;-)
Fra amiche non è richiesto quel rispetto che invece si deve ad un genitore!
Infatti ciò che accade sovente e che la madre si arrabbia con la figlia perché non viene ascoltata, non viene più considerata come AUTORITÀ.
Ma è ovvio!
Siete "amiche" o GUIDE ?
Quando ci si confida ad un'amica, e si chiede "consiglio", quello che si fa è appunto trattare l'amica come PROPRIA PARI, quindi se ciò che ci dice un amico/a non ci piace, lo si manda a quel paese, sapendo che l'amicizia non verrà rovinata.
Il genitore invece, che non sa gestire questo doppio ruolo, si arrabbia quando le cose che afferma non vengono comprese e anzi vengono apertamente criticate dal figlio o dalla figlia.
 
La CRITICA, IL MANDARSI A QUEL PAESE, IL FAR VOLARE PAROLE GROSSE, sono MODALITÀ COMUNICATIVE tipiche dei rapporti di amicizia, ma NON LO SONO AFFATTO NEL RAPPORTO GENITORI/FIGLI.
 
Se come genitori andiamo a costruire un rapporto basato "sull'amicizia", andremo a tirarci dentro anche tutte quelle sotto-modalità comunicative, CHE INVECE NON DOVREBBERO ENTRARE.
Quando a 16-17 anni vostra figlia vorrà vedere il proprio ragazzo di nascosto (cosa del tutto naturale), cosa farete?
Avrete perso il ruolo di amichette (perché non sarà più in alcun modo giustificabile). e non avrete del resto mai puntato a costruire un sano ruolo da genitore.
NON LAMENTATEVI SE POI NON VI ASCOLTA SULLE COSE VERAMENTE IMPORTANTI DELLA VITA!
 
Vediamo un secondo principio.
 
2) Il genitore NON POSSIEDE I FIGLI, i figli NON SONO OGGETTI DA POSSEDERE E MANIPOLARE SECONDO I CAPRICCI DEL GENITORE.
 
Kahlil Gibran nel libro "Il profeta" scrive una pagina bellissima. Ve la riporto.
 
"I vostri figli non sono vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E, benché vivano con voi, ciò non di meno non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i loro, di pensieri.
Potete custodire i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano la casa del futuro, che neppure in sogno potete visitare.
Potrete cercare di essere simili a loro, ma non potrete farli simili a voi,
Perché la vita procede e non si attarda mai sopra il passato.
Voi siete gli archi da cui i figli come frecce vive sono scoccati avanti.
L' Arciere vede il bersaglio sulla linea dell'infinito, e con la forza vi tende, perché le frecce vadano rapide e lontane.
E che il vostro tendervi nella mano dell'Arciere avvenga nella gioia;
Perché, come ama le frecce che volano, così ama l'arco che sta fermo."
 
Purtroppo troppo spesso ascolto frasi del tipo: <<io devo proteggere mio figlio dalle insidie del mondo>>, oppure <<sono io il genitore e decido cosa è giusto o sbagliato per lui/lei>>, o ancora <<se non lo faccio come genitore, chi impedirà a mio figlio di sbagliare?>>. 
 
genitori figli
Sono frasi terribili che nascondono una grande ansia e tutta una serie di paure represse che il genitore stesso non ha saputo affrontare e che, purtroppo, sta "rigettando" sui figli.
Non è il genitore che decide cosa è giusto o cosa è sbagliato, in assoluto, o per lo meno non dopo i 15-16 anni di età.
La sua influenza sui processi mentali dei figli devono ridursi lentamente, farsi meno invasivi e invadenti proprio per permettere alla psiche del giovane di formarsi attraverso idee sue, personali.
Il confine fra "educazione" e "plagio" e molto sottile, e molti genitori non sono in grado di accorgersi della differenza, così attraversano quel confine molto spesso e con sempre maggior forza.
 
Quello che ne risulta è la crescita di figli insicuri, incapaci di prendere decisioni nella vita e di lanciarsi nelle realizzazione dei propri sogni e desideri.
 
Al contrario si ottengono figli "attaccati" morbosamente alle figure genitoriali, spesso bigotti e incapaci di fare un passo nella vita là fuori, senza la presenza costante della mamma o del papà.
Tutto questo ovviamente è proprio lo scopo implicito del genitore, che in questo modo trattiene a sé, vita natural durante, il figlio, incapace di crescere.
È ovvio che l'EGO di genitori di questo tipo sia felice e contento di avere il figlio con sé sempre, anche da adulti, ma a che prezzo?
Si può ancora chiamare "amore" questo tipo di rapporto?
 
3) Il Genitore dovrebbe anticipare, tramite le giuste "rappresentazioni" e i giusti "racconti", ogni modificazione fisica, psichica ed emotiva, dei figli.
 
Un tempo si diventava Re e Imperatori a 13 anni!
Oggi a 30 anni ci si considera ancora "ragazzi".
Ci sono donne di 20 anni che non sanno nulla di sesso, né di anatomia genitale maschile (e talvolta, ahimè, neanche femminile).
Quante famiglie affrontano questi temi "delicati" con i propri figli?
Soprattutto quante "aspettano" con eccessivo ritardo di parlarne?
Bisogna ricordarsi che ogni "modificazione" fisica ed emotiva viene vissuta dall'adolescente tramite la costruzione di RAPPRESENTAZIONI, e queste rappresentazioni vengono "confrontate" con le rappresentazioni dei compagni di scuola e degli amici che si frequentano più spesso.
In questo modo si formano molti miti che fanno fatica poi a venir sfatati.
Senza per forza parlare di educazione sessuale, non è questo il luogo né il tema dell'articolo, bisogna tener presente che un valido principio educativo da tenere a mente e applicare è proprio quello di insegnare ai propri figli le cose "prima" che accadano.
In quanto adulti e in quanto genitori, sappiamo molto bene cosa abbiamo vissuto durante la NOSTRA adolescenza.
Sappiamo molto bene cosa significava pensare alla nostra ragazza "di nascosto" o al nostro ragazzo.
Sappiamo molto bene cosa significava organizzare quell'invito a casa nostra, sfruttando quella insperata assenza dei genitori ;-)
Ci siamo dimenticati di questi interminabili batticuori? :-)
I nostri figli li vivranno allo stesso modo!
 
Non c'è cosa più bella e più sana di una madre che spiega il menarca alla figlia, già da un anno prima che accada (e si sa più o meno quando è il periodo), proprio per evitare che viva quel passaggio all'età matura (perché di maturità sessuale si tratta, che ce lo si lo si voglia dire o meno a sé stessi, ma è così), da sola senza riferimenti.
Eh si, perché dei riferimenti sono necessari.
Anche per un bambino, la crescita dei peli sul petto e sul pube andrebbe raccontato bene, senza allarmismi, ma con naturalità e bellezza estetica, molto prima che inizi ad accadere.
Spiegare che il tipo di "amore" e di "desiderio" che si provavano prima cambieranno, saranno più coinvolgenti, più "fisici" e daranno luogo alle prime forti gelosie; tutto questo dona molta libertà e saggezza all'adolescente, che tramite i nostri racconti saprà GIÀ di cosa si tratterà, prima di dover affrontare queste emozioni da solo (o peggio chiedere aiuto ai coetanei che ne sanno ancora meno).
Sarà lui stesso a sfatare, ai suoi compagni, quei miti con cui entrerà a contatto, proprio perché saprà dare il giusto significato alle cose.
La confidenza che avrà con determinati argomenti sarà molto maggiore e tutto questo si rifletterà sulla sua maturità come individuo, crescerà sicuro di sé e consapevole delle sue capacità.
 
genitori figli24) Raccontare ESEMPI di REALIZZAZIONE DI SÉ ed evitare ESEMPI DI SITUAZIONI DI PRECARIETÀ CONTINUA.
 
Moltissimi genitori utilizzano CONTINUAMENTE esempi di situazioni di estrema precarietà e povertà per indurre i figli ad agire e a compiere determinati gesti.
Ancora oggi sento utilizzare a tavola frasi del tipo: <<mangia, tu che puoi, pensa ai bambini africani che muoiono di fame ogni giorno e tu lasci il cibo nel piatto>>, oppure <<vedi tu che hai tanti giochi non sai che farne, pensa a chi è più povero di te>>.
Che effetti hanno queste frasi sulla psiche del bambino?
L'effetto deleterio più immediato è una ripercussione sulla sua FORZA DESIDERANTE.
Il bambino pensa: <<io desidero troppe cose e non le utilizzo, per essere IN LINEA con i bambini poveri, da oggi in poi DESIDERERÒ DI MENO>>, e ancora <<devo ingozzarmi anche se quel cibo non mi va, perché io che posso DEVO farlo, visto che in Africa c'è chi NON PUÒ farlo>>
 
Che ragionamenti stiamo CONVALIDANDO?
Come genitori, come stiamo STRUTTURANDO le sue capacità di PENSIERO?
 
Il pensiero è qualcosa che si modella continuamente!
Se noi forniamo un modello, i nostri figli senza saperlo si MODELLERANNO SU QUEI NOSTRI PENSIERI!
 
INVECE DI FAR CRESCERE FIGLI CON UNA FORZA DESIDERANTE MAGGIORE, LI "CASTRIAMO", INSERENDO CONTINUI SENSI DI COLPA SUL MODO IN CUI ESSI SONO.
 
PIACERI - DESIDERI- RESPONSABILITÀ PERSONALE.
 
Sono questi 3 temi fondamentali sui quali tutti noi abbiamo idee molto confuse e continuiamo da generazioni a trasmettere tale confusione ai nostri figli.
 
Insegniamo che il PIACERE È PECCATO, invece di trasmettere GIOIA e VOGLIA DI VIVERE.
Insegniamo che DESIDERARE è sbagliato perché AL MONDO C'È CHI NON PUÒ OTTENERE.
Insegniamo a desiderare la LIBERTÀ TOTALE o inculchiamo la COMPLETA SOTTOMISSIONE EMOTIVA, invece di far crescere individui che sanno prendersi le loro RESPONSABILITÀ PER LE SCELTE COMPORTAMENTALI che decidono di adottare.
 
Parlare di questi argomenti lo ritengo fondamentale per chi come noi segue un percorso formativo di EVOLUZIONE PERSONALE!
Spesso bisogna avere la forza di guardarsi dentro e mettere un po' di ordine in noi stessi, prima di decidere di mettere al mondo un figlio.
Questi quattro principi che vi ho esposto nell'articolo rappresentano quattro pilastri fondamentali su cui costruire il ruolo di genitori.
Sono essenziali e l'ignoranza di questi principi è la causa principale di tutti quei litigi e di quelle "lotte" intestine all'interno delle famiglie, dove ognuno finisce per "fare a pugni con l'altro" per ottenere quel ruolo di rispetto e quell'ascolto che pensa di meritare.
 
Siate saggi!
 
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A Mercoledì prossimo...
 
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach
 

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