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All'interno del vasto mondo del Miglioramento Personale grande importanza assume quella che si chiama Gestione Emozionale.
 
Per Gestione Emozionale si intendono tutte quelle conoscenze, quelle teorie e quell'insieme di tecniche che si occupano di migliorare il rapporto che le persone hanno con le loro emozioni.
Sicuramente ti sarà capitato diverse volte di vivere una situazione in cui le emozioni che stavi vivendo si sono mostrate d'ostacolo al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Magari stavi per partire per le vacanze o anche stavi per andare ad una festa ed ecco che, parlando al telefono con un amico, questi ti fa salire il "sangue al cervello", iniziate a discutere per qualche assurdo motivo e dopo averlo salutato malamente, continui a portarti dietro quell'emozione di profondo fastidio per tutto il resto del viaggio e non riesci più a goderti la bellezza di quello che stavi facendo.
 
Se sei un appassionato di Miglioramento Personale saprai bene che in Rete è possibile trovare esercizi e corsi per imparare a convivere meglio con le tue emozioni e a saperle gestire nei momenti difficili.
Quando si parla di Gestione Emozionale, però, il mondo della Crescita Personale si spacca praticamente in due, si suddivide tra due approcci di natura molto differente sull'argomento Emozioni...questi due approcci sono abbastanza in antitesi fra loro, e possono causare pericolosi dualismi nei pensieri e nei comportamenti delle persone che seguono l'argomento e magari hanno proprio forti problemi di autocontrollo emozionale.
 
cannocchiale contrarioIl primo approccio è quello che io chiamo del "lato sbagliato del cannocchiale" ;-), il perché lo comprenderai tra pochissimo :-)
 
Personalmente studio Gestione Emozionale da moltissimi anni, e di corsi e di libri ne ho veramente studiati tanti, e devo dire che ho trovato quasi sempre approcci molto deleteri nel lungo periodo insegnati con un pressappochismo e una superficialità a dir poco scandalosa, da chi di psiche e di emozioni non ha mai approfondito nulla.
La maggior parte delle tecniche che puoi trovare in rete e anche dei corsi che vengono proposti sull'argomento, insegnano a "distaccarsi" dalle proprie emozioni, adottando un punto di vista "esterno" a sé stessi.
In pratica uno dei filoni che va per la maggiore è il principio che le emozioni siano delle "pastoie", delle condizioni psicologiche fortemente invischianti, un ostacolo al raggiungimento della nostra felicità, e come tali vanno "dissolte" o meglio ancora "lavate via", tramite appunto determinati esercizi.
Per ottenere questo distacco, l'ignaro partecipante al corso di Gestione Emozionale, abbraccia l'idea che le emozioni siano qualcosa di esterno a lui, qualcosa di indipendente dalla sua coscienza, e seguendo gli esercizi proposti, immagina di vedersi da lontano, come se, come dicevo prima, osservasse il proprio mondo interiore dal lato sbagliato di un cannocchiale, sforzandosi quindi di vedere tutto allontanato, piccolo, distante da lui.
 
Quando sei in preda ad un'EMOZIONE TOTALIZZANTE, cioè ad un'emozione forte, intensa, che coinvolge ogni aspetto del tuo essere, questa ti travolge, ed in effetti, se cominci a vedere le cose intorno a te, e quindi anche la causa scatenante la tua emozione, distante, lontana, la tua mente reagisce facendo diminuire l'intensità emotiva.
Immagina che mentre stai facendo la fila alla posta, una persona sfacciatamente ti supera, si mette davanti a te, e questa cosa ti mandi in bestia...immagina allora di allontanare tutte le cose intorno a te, le persone, la fila, lo sportello della posta e anche la persona che ti ha superato, allontana tutto come se lo vedessi a 100 metri di distanza da te, quindi tutto anche più piccolo a causa della prospettiva...la tua emozione di rabbia immediatamente si placherà!
 
Fico! Potresti dire che l'esercizio ha raggiunto il suo scopo e in effetti ciò ti permette di non andare in escandescenze!
 
visione allontanataÈ abbastanza ovvio!
Se sforzi la tua mente a vedere il pericolo distante, non c'è più "aderenza" tra te e quella situazione e quindi la tua mente non avrà motivo di scatenare in te quell'emozione; in effetti, siccome non stai realmente rischiando la vita, l'esercizio funziona.
Se tu fossi in Africa e vedi un leone a 5 metri da te che si avvicina, puntandoti, sforzarti di immaginarlo a 100 metri da te, per evitare di provare paura, magari non sarebbe proprio l'azione più saggia da compiere!
Prendi e scappa, perché quella paura ti serve per scatenare tutta l'adrenalina che hai in corpo!
 
Questi sono alcuni degli esempi, a dir la verità un po' estremi, che fanno proprio nei corsi di Gestione Emozionale.
Il problema è che, con questo esercizio, ti hanno fornito una pistola, carica e pronta a sparare: se usata male può causarti più danni che benefici; e siccome sono sicuro che prima o poi incapperai in qualcuno che ti presenta questa tecnica come la "tecnica definitiva della Gestione Emozionale", preferisco svelartela io oggi, così da insegnarti subito quali sono i rischi cui puoi incorrere ad utilizzarla senza accortezze.
 
Ti faccio una domanda: sai che molte religioni adottano la filosofia del DISTACCO EMOTIVO, come condizione permanente del proprio essere?
Ad esempio, saprai sicuramente che nel Buddhismo si insegna a non attaccarsi emotivamente alle cose che si posseggono, perché nella loro filosofia, ogni attaccamento prima o poi ti procurerà dolore e sofferenza.
Il ragionamento che sta dietro è che ogni cosa è temporanea: a causa dello scorrere del tempo le cose si deteriorano, si guastano e si rompono.
Anche gli esseri viventi invecchiando perdono le qualità che le contraddistinguevano da giovani: ad esempio la loro bellezza, la forza fisica, il vigore.
Secondo la filosofia Buddhista, quindi, prima impari ad allontanarti dalle cose del mondo, prima acquisiti la capacità di non soffrire più.
I praticanti del Buddhismo utilizzano diverse tecniche e praticano diversi riti per costringere e forzare il proprio spirito a non affezionarsi alle cose che posseggono e alle persone che amano.
Loro dicono che in questo modo acquisiscono quella che si chiama "equanimità buddhista", in pratica una sorta di vuoto emotivo che cercano di mantenere perennemente dentro di sé: questa equanimità garantirebbe loro di mantenersi distaccati da ogni altra emozione intensa e totalizzante.
In effetti cos'è la rabbia se non la voglia di intervenire pesantemente per ristabilire l'equilibrio morale ed etico che percepiamo violato a causa del comportamento scellerato di qualcuno?
La rabbia è una forma di attaccamento al mondo, è una forma di volontà di intervento, un forte desiderio di agire per modificare ciò che pensi stia andando per il verso sbagliato.
 
In un corso, il guru di turno, spiegò ad uno studente che soffriva di forti ansie durante gli esami universitari, di immaginare i professori seduti davanti a lui e gli studenti intorno, lontani, distanti 100 metri, come se li vedesse dal lato opposto di un binocolo: in questo modo le sue ansie sarebbe diminuite.
Se pensi che questa tecnica, di immaginare le cose che ti scatenano forti emozioni, lontane, distanti da te, sia un ottimo esercizio e possa aiutarti a gestire meglio le tue emozioni, continua a leggere quello che sto per spiegarti, comprenderai meglio cosa sono le emozioni! ;-)
 
neonato manina strettaHai mai visto quelle foto di neonati, che, mentre escono dal pancione della mamma, stringono con forza la loro manina alle dita del dottore che li sta tirando fuori?
Sai perché il neonato fa questa cosa?
 
PERCHÉ È VIVO E RECLAMA LA SUA PRESENZA AGGRAPPANDOSI CON FORZA AL MONDO!
QUELLA MANINA STRETTA A PUGNO È LA DIMOSTRAZIONE DELLA PROROMPENTE FORZA DI ATTACCAMENTO ALL'ESISTENZA!
 
Il contatto fisico è ciò che differenzia la vita dalla morte.
Ti è mai capitato di leggere quelle storie di persone che, dopo essere uscite da un coma a causa di qualche grave incidente, iniziano quei durissimi ed estenuanti percorsi di riabilitazione motoria e fisioterapia?
Se ti capita, leggile, perché tutte quelle storie, quando si concludono bene, ovviamente, presentano un interessante aspetto in comune.
Quasi tutte raccontano che, proprio per sopportare, giorno dopo giorno, quei dolori strazianti agli arti e quelle frustranti sessioni di riabilitazione (magari per re-imparare a camminare), imponevano a loro stesse di mantenere viva e luminosa, davanti ai loro occhi, l'immagine di loro sogno speciale, un'immagine che permetteva loro di alimentare il sacro fuoco della volontà.
Per alcuni, questo sogno, era il poter riabbracciare i propri figli, per altri il proprio sogno era il poter gareggiare nuovamente nel loro sport preferito, per altri poteva essere il poter amare nuovamente il proprio compagno o la propria compagna, con tutto se stessi.
Ciascuno di loro si AGGRAPPAVA con tutta la forza mentale di cui disponeva, al proprio sogno, alla propria visione, che manteneva proprio li, davanti a sé, il più vicino possibile, ANZI, LA VEDEVANO COME SE L'AVESSERO GIÀ RAGGIUNTA.
Più questa visione è forte, vicina, intensa, più i medici si meravigliano, durante le interviste, di quanto queste persone siano in grado di compiere enormi progressi durante le varie fasi di riabilitazione e siano forti nel sopportare i gravi disagi che tale condizione comporta.
Addirittura, anche quando dormono, si impongono di sognare di essere già guariti e di poter riprendere la loro attività preferita!
 
Ora, voglio farti un ultimo esempio...hai mai avuto modo di parlare con un depresso?
Non una persona che si sente giù di morale, così, saltuariamente, intendo proprio se hai mai avuto modo di parlare con chi soffre di depressione psichica cronica...
Beh io sì!
Se ti interessa l'argomento puoi trovare in libreria numerosi testi che raccontano questa grave condizione psichica, purtroppo fortemente debilitante...
Se chiedi a queste persone se hanno dei sogni o delle attività che li appassiona, qualcosa che amino compiere o anche semplicemente che li diverta, loro ti raccontano la maggior parte delle volte che in passato si, c'era qualcosa che amavano fare, ma che poi nel tempo ha perso di importanza, e quando pensano a quell'attività, l'avvertono lontana, sfocata, molto distante da loro.
Se gli racconti tu qualcosa di bello da fare, loro continuano a posizionarlo lontano da sé, come se ogni cosa non riuscisse a toccarli, a coinvolgerli pienamente, perché la loro mente si ostina a posizionare l'immagina di quelle attività distanti e lontanissime dal loro presente attuale.
 
Se è vero che il simbolo della vita è L'AGGRAPPARSI CON FORZA ALLA REALTÀ, posso dirti con sicurezza che IL SIMBOLO DELLA MORTE È IL DISTACCO, IL VEDERE TUTTO LONTANO, DISTANTE DA NOI, IRRAGGIUNGIBILE.
Lì inizia la via della depressione, della lenta e inesorabile morte dello spirito.
 
kyudoConosci L'ARTE DEL TIRO CON L'ARCO GIAPPONESE?
È una disciplina fortemente meditativa.
Il praticante, mentre incocca la freccia, compie numerosi respiri, lenti e controllati, mentre si concentra sul bersaglio.
Per raggiungere l'estrema bravura nel tiro con l'arco giapponese, devi entrare in uno stato mentale fortemente alterato, in cui la distanza tra la punta della freccia e il centro del bersaglio si riduce a tal punto da essere inesistente.
I tiratori più bravi riescono a diventare un tutt'uno con la propria freccia e quest'ultima farla diventare un tutt'uno con il punto esatto, centrale, del bersaglio.
 
Questo principio rappresenta l'altro filone della Gestione Emozionale.
Vedere le cose dal "lato giusto del cannocchiale" ;-)
 
Come Mental Coach la prima cosa che insegno a fare ai miei clienti, è proprio spiegargli l'importanza di AVVICINARE I PROPRI SOGNI, RIDURRE LE DISTANZE PERCETTIVE DEI PROPRI OBIETTIVI.
Talvolta spingo addirittura a IMMAGINARE COME SE UNA PARTE DI QUEGLI OBIETTIVI LI AVESSERO GIÀ RAGGIUNTI!
 
È strano come, secondo la letteratura medica, in ogni condizione debilitante, e parlo di qualsiasi malattia, dalle più gravi alle più leggere, QUANDO PERDI ADERENZA AL MONDO ALLUNGHI IL PERIODO DI CONVALESCENZA!
Le persone che abituano la propria mente a DISTACCARSI DALLE COSE DEL MONDO, perdono qualsiasi ragione per guarire, e quando la mente non ha motivi per guarire, il sistema nervoso manda dei precisi segnali al sistema immunitario, che diventa lento, inefficace, tardivo nelle reazioni.
Chi si diverte a giocare a distanziare le emozioni da sé stesso, sta compiendo una violenza inaudita al proprio essere, perché nonostante siano in vita, stanno obbligando la propria mente a pensarsi morte!
Alla lunga, praticare con leggerezza questi esercizi, porta la mente a creare senso di artificio in tutto ciò che si vive, e infine, conducono alla vera e propria depressione.
 
Riflettici su!
 
Cos'è l'amore se non la forza di aderenza più grande che ci sia?
Ma anche la rabbia...;-)
Il desiderio di vendetta...il desiderio di trasgressione...il desiderio di rivalsa e riscatto sociale...
Ogni emozione racconta in modo diverso UNA QUALITÀ DELLO STARE NEL MONDO, UNA QUALITÀ DELL'ESSERE VIVI!
Nessuna emozione va ALLONTANATA o PENSATA IN MODO NEGATIVO.
 
È vero però che le emozioni possono essere una risorsa o un fardello, ma questo non a causa dell'emozione in sé, ma a causa della complessità del mondo e delle sue regole di convivenza sociale.
Le emozioni devono essere FUNZIONALI AL CONTESTO SOCIALE CHE STAI VIVENDO!
Nei prossimi articoli approfondiremo assieme questo tema e di presenterò degli esercizi utili per GESTIRE IN MANIERA EFFICACE LE TUE EMOZIONI IN MODO SAGGIO E LUNGIMIRANTE! :-)
 
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Buone Feste!
e...alla prossima settimana ;-)
 
 
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach
 

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