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Questa settimana vorrei trattare un argomento che considero molto importante: L'EMPATIA.
 
Per noi che ci occupiamo di Miglioramento Personale trattare un tema come l'Empatia assume un duplice significato; da un lato l'empatia è una dote assolutamente necessaria perché, come vedremo nel corso dell'articolo, questa caratteristica risulta determinante ogni volta che ci relazioniamo con una persona, un amico, amica o parente che ci sta comunicando le sue emozioni e noi vogliamo che la nostra presenza sia di aiuto o comunque sia piacevole per l'altra persona; dall'altro lato essere empatici significa poter partecipare con maggior coinvolgimento alle dinamiche che ci conducono alla CRESCITA E AL MIGLIORAMENTO DI NOI STESSI, perché come avremo modo di comprendere l'empatia ha anche una forte valenza di consapevolezza personale, infatti si è sempre empatici verso se stessi ogni qual volta viviamo le nostre emozioni senza difenderci da esse, accettandole per l'esperienza di vita che le ha generate, senza alcuna forma inibitoria di giudizio o di controllo.
 
L’empatia è una forma molto profonda, efficace e potente di comunicazione interpersonale, che non richiede necessariamente l’uso delle parole per dispiegarsi o per essere valorizzata. Il più delle volte, infatti, è sufficiente il linguaggio del corpo.
Dal punto di vista delle DINAMICHE SOCIALI, l’empatia è UNA COMPETENZA EMOTIVA DI IMPORTANZA FONDAMENTALE grazie alla quale è possibile entrare più facilmente in sintonia con la persona con la quale si condivide una qualsiasi forma di relazione. 
L’empatia può essere anche paragonata a un “ponte a due vie” invisibile, che consente a chiunque ne abbia sensibilità, di poter entrare in punta di piedi nel mondo dell’altro, di rimanervi il tempo necessario per comprendere le INTENSITÀ del suo vissuto emozionale, per poi ritornare ad essere se stessi, coerenti con la propria realtà esistenziale.
 
Per questo motivo l'empatia viene considerata facente parte di quel gruppo di SENSIBILITÀ PRIMARIE dell'Homo Sapiens Sapiens che ne hanno permesso l'evoluzione e la diffusione radicale su questo pianeta; vengono considerate SENSIBILITÀ PRIMARIE in quanto hanno CONTRIBUITO IN MODO SOSTANZIALE ALLA SUA STESSA ESISTENZA IN QUANTO ANIMALE SOCIALE E RELAZIONALE.
 
In Grecia tale concetto veniva utilizzato per identificare il complesso rapporto emozionale che si instaurava tra il cantore di un'opera teatrale e il suo pubblico; l'etimo della parola deriva da "εμπαθεία", empatéia, a sua volta composta da en-, "dentro", e pathos, che indica sofferenza o sentimento.
 
NON DOBBIAMO PENSARE CHE L'EMPATIA SIA SOLAMENTE LA CAPACITÀ DI COMPRENDERE (TRAMITE ATTO LOGICO-RAZIONALE) LO STATO EMOZIONALE IN CUI SI TROVA IL NOSTRO INTERLOCUTORE.
 
Non proviene da un "ragionamento" logico, da un CONSIDERARE CIÒ CHE TRAMITE GLI OCCHI NOTIAMO, e quindi poi "regolarsi di conseguenza"; l'empatia non è questo!
 
L'empatia è propriamente la capacità di PROVARE su noi stessi le emozioni che in quel momento sta provando chi ci sta di fronte.
Si tratta di saper generare, CALANDOCI NEI SUOI PANNI, emozioni che NON SONO NOSTRE; detto in altri termini NON SONO IN NOI ORIGINARIE.
 
Un'EMOZIONE ORIGINARIA è un'emozione che scaturisce SPONTANEAMENTE in noi come conseguenza di una esperienza vissuta in prima persona.
Un'EMOZIONE NON-ORIGINARIA è un'emozione, SUI-GENERIS, che RICONOSCIAMO non provenire da noi come conseguenza di un'esperienza che stiamo vivendo, ma come conseguenza di un'ESPERIENZA CHE STA VIVENDO UN'ALTRA PERSONA.
 
Quando due o più persone sono legate da una relazione emozionalmente coinvolgente, l'emozione che scaturisce da uno dei presenti viene percepita anche dagli altri CHE LA FANNO PROPRIA.
 
Nel corso del '900 sono stati moltissimi gli psicologi e gli antropologi che si sono occupati di studiare il fenomeno dell'empatia come correlata a quella che più in generale viene chiamata COMUNICAZIONE NON-VERBALE, cioè l'insieme di messaggi che inviamo tramite la postura e i gesti del corpo.
 
Tramite quali espressioni del viso ci possiamo rendere conto che la persona che abbiamo di fronte sta soffrendo? sta provando dolore oppure gioia?
E una volta compresa la sua emozione (attraverso la razionalità), come facciamo PRATICAMENTE a fare nostra quella emozione?
Come riusciamo A RENDERCI CONTO DELLA SUA EFFETTIVA INTENSITÀ EMOTIVA E A PROVARLA ANCHE NOI ALLO STESSO MODO? 
 
Nel 1935, Edith Stein allieva di Husserl, scrisse "Il Problema dell'Empatia", bellissimo saggio psicologico (che peraltro vi consiglio di leggere; NdR), in cui analizzava le componenti dell'empatia e le metteva in relazione con le conoscenze psicologiche che si avevano all'epoca.
La Stein nel testo scrive: 
<<Per capire a fondo l’essenza dell’atto empatico, facciamo questo esempio: un amico viene da me e mi dice di aver perduto un fratello ed io mi rendo conto del suo dolore. Che cos’è questo rendersi conto? [...] Nell’istante in cui il vissuto emerge improvvisamente dinanzi a me, io l’ho dinanzi come Oggetto (ad esempio, l’espressione di dolore che riesco a “leggere nel volto” di un altro); mentre però mi rivolgo alle tendenze in esso implicite e cerco di portare a maggior evidenza lo stato d’animo in cui l'altro si trova, quel vissuto non è più Oggetto nel vero senso della parola, dal momento che mi ha attratto dentro di sé, per cui adesso io non sono più rivolta a quel vissuto ma, immedesimandomi in esso, sono rivolta all’Oggetto, lo stato d’animo altrui, e sono presso il suo Soggetto, al suo posto. Soltanto dopo la chiarificazione cui si è pervenuto mediante l’attuazione giunta a compimento, il vissuto stesso torna di nuovo dinanzi a me come Oggetto [...]>>
Quello che la Stein analizza è proprio il processo di una tentata oggettivizzazione del vissuto presso un Soggetto che è altro da me, in quanto è Lui che prova l'emozione originaria e non io, e presso di Lui io faccio mia quella emozione, condividendola.
 
Secondo studi neurologici, ciò che rende possibile nell'Uomo questo complesso meccanismo risiederebbe nella genetica che forma i neuroni-specchio, una determinata categoria di neuroni che risiedono in aree motorie della corteccia cerebrale e nella corteccia parietale-inferiore.
In pratica i neuroni-specchio sono una classe di neuroni che si attivano sia quando un individuo (o animale) compie un'azione, sia quando l'individuo OSSERVA la stessa azione compiuta da un altro soggetto.
Questa classe di neuroni è stata individuata nei Primati, in alcuni uccelli e nell'Uomo.
 
Uno dei primi psicologi ad usare il termine Empatia è stato Carl Rogers che, tra l’altro, ha evidenziato per primo come questa CARATTERISTICA INNATA DELL'ESSERE UMANO SIA DI VITALE IMPORTANZA ALL'INTERNO DELLE RELAZIONI UMANE. 
Per lui l’empatia era proprio la capacità di mettersi nei panni altrui soprattutto per quanto riguarda il sentire/percepire il VISSUTO EMOZIONALE dell’altro.
 
<<Una gestione matura e cosciente dell'empatia porta la persona a potersi immedesimare nelle emozioni (gioia, paura, amore, rabbia etc.) dell’altra persona, SENZA PERO' GIUNGERE AD UNA COMPLETA IDENTIFICAZIONE, cioè sapendo rimanere comunque adeguatamente presenti a se stessi e riuscendo a gestire, nel contempo, le reciproche sensazioni ed emozioni.>>
 
AI FINI DEL NOSTRO DISCORSO È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA COMPRENDERE CHE:
 
1) L’empatia facilita la comprensione della sfera emozionale dell’altro CHE VIENE ACCETTATO sotto ogni aspetto e sotto ogni sentimento (espresso e non espresso), poiché ha una funzione di completa apertura verso l’interlocutore, senza riserve, senza pregiudizi ed allo scopo di OTTENERE UN'EVOLUZIONE AUTENTICA NELLA DINAMICA DI RELAZIONE.
 
2) Alcuni studiosi affermano che l’empatia NON si può tecnicamente apprendere poiché è la risultante della propria storia emozionale, ma si può "spegnere" e/o ridurre considerevolmente a patto di utilizzare, fin dalla più tenera età, precise modalità di condizionamento protratte a lungo nel tempo.
Inoltre l'empatia si può migliorare ESTENDENDO il proprio bagaglio emozionale; poiché ogni EMPATIA scaturisce dalla PROIEZIONE ED IDENTIFICAZIONE di ciò che notiamo essere emozionalmente determinante in un nostro simile.
 
Senza la naturale capacità di PROIEZIONE/IDENTIFICAZIONE NON È POSSIBILE ALCUN PROCESSO EMPATICO!
 
L'empatia è una caratteristica innata dell'Essere Umano, ma che, come moltissime altre caratteristiche della nostra Specie, possiamo andare a influenzare fino addirittura ad annullare completamente tramite stimoli educativi mal direzionati e destrutturanti, ricevuti in età pre-scolare. 
Tramite l'educazione impartita in tenera età l'Essere Umano è in grado di poter modificare la sua SENSIBILITÀ verso quelli che sono i suoi stessi bisogni e le sue stesse necessità.
Non a caso tale abilità si basa sull'AUTO-CONSAPEVOLEZZA: quanto più si è aperti verso le proprie emozioni, tanto più abili si è nel leggere i sentimenti altrui.
Molte ricerche sono state fatte circa lo sviluppo dell'empatia nel bambino, si è visto ad esempio che tramite determinati stimoli educativi è possibile rendere del tutto inesistente l'empatia nel bambino fino farlo diventare un adulto privo di questa sensibilità.
 
Fin dalla nascita il bambino si ritrova a imitare inconsciamente e istintivamente gli sguardi e le contrazioni muscolari che nota sul volto dei genitori, mentre gli parlano, mentre lo nutrono, mentre lo accudiscono, oppure ovviamente soprattutto quando lo rimproverano.
Il bambino successivamente impara ad associare a quella mimica facciale e gestuale determinate emozioni corrispondenti, che gli vengono trasmesse tramite la cultura e sono per lui tipiche.
Accade così che culture differenti possono dare ad alcuni gesti significati emozionali differenti.
 
Cosa accade quando nei bambini forniamo una mappa "falsata" e appositamente "confusa" delle nostre emozioni?
Immaginiamo ad esempio che in due momenti diversi i genitori mostrino, per una stessa emozione, due mimiche facciali differenti; cosa accadrebbe se in un primo episodio i genitori si rivolgessero al proprio bambino mostrandosi arrabbiati e mimando una faccia arrabbiata e la volta successiva, mostrando la stessa emozione, gli si rivolgessero mimando una faccia allegra?
Ripetendo questo comportamento un certo numero di volte, il bambino crescerebbe incapace di crearsi una "mappa" non-verbale coerente, e da adulto si ritroverebbe incapace di "districarsi" nel complesso mondo della comprensione delle emozioni altrui.
 
Sono stati fatti studi molto interessanti in famiglie in cui uno dei genitori mostrava comportamenti bipolari o schizofrenici, i bambini crescevano come adolescenti incapaci di decifrare e quindi comprendere le emozioni degli altri, in pratica erano assolutamente INCAPACI DI METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI.
 
In psicologia questa INCAPACITÀ, che può assumere anche forme piuttosto serie e debilitanti per l'individuo che ne è affetto, prende il nome di DISPATIA.
 
La dispatia esprime l’incapacità di comprendere LE EMOZIONI, I SENTIMENTI E LE SOFFERENZE altrui, al contrario di quello che è cosa naturale per l’empatia.
 
Chi “soffre” di questo disturbo è, ovviamente, alquanto riluttante ad aprire relazioni, tende a chiudersi facilmente essendo incapace di "lanciare" le sue emozioni nelle relazioni per poter essere compreso, e pertanto non è in grado di percepire le emozioni e le sensazioni anche più sottili, non solo altrui quindi, ma anche e sopratTutto le proprie.
 
È possibile andare a ridurre volutamente, nel tempo, la sensibilità empatica?
Cosa accadrebbe se ad un adolescente insegnassimo a VALORIZZARE COSTANTEMENTE LE PROPRIE EMOZIONI A DISCAPITO DELLE EMOZIONI ALTRUI?
SE GLI INSEGNASSIMO CHE CIÒ CHE SENTE E PROVA A LIVELLO EMOTIVO È SEMPRE LA VERITÀ?
 
Potrebbe essere possibile, tramite la trasmissione di falsi valori e appositi comandi verbali, RIDURRE IN UN ADOLESCENTE O IN UN ADULTO, LA SUA INNATA SENSIBILITÀ EMPATICA, ASSOLUTIZZANDO, INVECE, LE SUE EMOZIONI SPONTANEE?
 
Effettivamente è stato visto che esistono delle precise induzioni subliminali che è possibile dare ad individui già adulti con lo scopo di limitare in loro la sensibilità empatica.
 
POICHÉ L'ADULTO VIVE L'EMPATIA COME DOTE ISTINTIVA, NON RIESCE A DIFENDERSI DAI VALORI E DALLE CREDENZE CHE VANNO A MINARE QUESTA SUA ABILITÀ.
ESISTONO DECINE DI MODALITÀ PER INDURRE DISPATIA NELLE MASSE (INSENSIBILITÀ EMPATICA).
 
Ad esempio, si potrebbe far diffondere all'interno della cultura popolare l'idea che QUANDO PROVI UN'EMOZIONE PIACEVOLE (O SPIACEVOLE), QUELLA EMOZIONE SIA SEMPRE VERITIERA E PERTANTO NON SCATTA LA SENSIBILITÀ EMPATICA CHE PER DEFINIZIONE ABBIAMO VISTO ESSERE PROIETTATA VERSO L'EMOZIONE PROVATA DALL'ALTRA PERSONA (CHE QUINDI TI RIMANDA AD UN CONFRONTO EMOZIONALE)
 
Per questo motivo sono sempre molto "critico" verso tutti quegli insegnamenti CHE SPINGONO L'INDIVIDUO VERSO UNA ECCESSIVA AUTO-REFERENZIALITÀ, in quanto accettare questo modo di vedere le emozioni VA A RIDURRE LA NOSTRA INNATA SENSIBILITÀ EMPATICA.
 
Un'altra spinta che tende a renderci DISPATICI è l'eccessivo elogio dell'auto-formazione come CONQUISTA EVOLUTA DELLA SOCIETÀ.
Ogni volta che si spingono le persone a dare valore alla possibilità di APPRENDERE SENZA VIVERE UNA RELAZIONE DIRETTA CON UN INSEGNANTE E CON ALTRI ALLIEVI, si sta INDUCENDO DISPATIA NELLE MASSE.
L'insegnamento per definizione È UNA FORMA DI RELAZIONE, ci sei tu e c'è l'insegnante, e magari altri allievi come te con cui condividi EMPATICAMENTE anche le difficoltà dell'apprendimento.
 
Spingere le persone ha valorizzare il FACCIO TUTTO DA SOLO, CHIUSI IN CASA, L'AUTO-FORMAZIONE SPINTA, il poter studiare e apprendere qualsiasi cosa tramite video, tramite ebook, tramite corsi online e spacciare tutto questo per una grande conquista dell'umanità che FINALMENTE POTRÀ EVITARE DI ANDARE IN AULE, IN ACCADEMIE E UNIVERSITÀ per imparare, significa INDURRE LE PERSONE A DIMENTICARSI DEL VALORE DELL'EMPATIA COME CONDIVISIONE DI ESPERIENZE CHE SONO PARTE INTEGRANTE DEL PROCESSO EDUCATIVO, FORMATIVO E PIÙ IN GENERALE DI APPRENDIMENTO.
 
Poter accedere via WEB a corsi di formazione, il poter leggere ebook su praticamente qualsiasi argomento, è sicuramente una grande comodità di questi tempi, MA ATTENZIONE A CHI UTILIZZA QUESTA POTENZIALITÀ PER TOGLIERTI FASCINO DALLA MODALITÀ DI APPRENDIMENTO CLASSICO, PERCHÉ SICURAMENTE STA CERCANDO VENDERTI QUALCOSA CHE FA COMODO SOLAMENTE A LUI, INOLTRE QUELLO CHE TI STA FACENDO REALMENTE È DEPOTENZIARTI E DESENSIBILIZZARTI.
 
Personalmente conosco moltissimi adolescenti che, presi dalla mania dell'auto-formazione (già perché diventa una vera e propria mania!), passano le giornate a collezionare e catalogare ebook, videocorsi e tutorial sui più disparati argomenti e SONO PURTROPPO DIVENTATI ASSOLUTAMENTE INCAPACI di gestire e di impiegare la loro attenzione durante normalissime lezioni di gruppo dal vivo.
 
Manteniamoci sempre il più possibile disponibili verso l'empatia perché è grazie ad essa che l'umanità si è potuta evolvere, è grazie ad essa che possiamo condividere gioie e dolori con chi amiamo e comprendere in che modo poter essere di reale e concreto aiuto al prossimo :-)
 
Alla fine dell'articolo ho inserito un video che troverai molto interessante, dedicaci un po' di tempo per vederlo tutto.

Inserisci le tue riflessioni nei commenti qui sotto e condividile con noi, ogni punto di vista è per me molto importante :-)

Alla prossima settimana ;-)
 
 
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach